Il NOSTRO E L’ ALTRUI ANTIMILITARISMO

Dato che l’esercito rappresenta uno dei bracci secolari dello Stato, l’antimilitarismo anarchista è fondamentalmente legato all’opposizione del movimento allo Stato in generale. Non si tratta quindi soltanto di una lotta a quanto si intende abitualmente col termine militarismo, ossia lo spirito militare (specie la sua tendenza a esercitare la sua influenza in altri campi, come quello politico). Ecco dove l’anarchismo si differenzia nettamente dal comunismo autoritario o dalla socialdemocrazia. Questi accettano infatti non soltanto l’esercito come istituzione permanente e professionale negli Stati detti socialisti, ma perfino il concetto mistificatore di esercito al servizio della nazione. Negli stati borghesi, il loro antimilitarismo pretende di vegliare perché l’esercito di uno Stato capitalista e borghese non sia a disposizione unicamente del capitale e della borghesia, aberrazione ereditata dall’epoca in cui il movimento operaio si era sperduto nei meandri del nazionalismo sociale e sciovinista! 1870, 1914, 1918, I fronti popolari, la liberazione.

L’anarchismo attacca radicalmente le stesse nozioni di esercito e di tutto quanto vi si collega (le virtù, la gloria, l’etica militari), riconoscendo però eventualmente la necessità di un’organizzazione armata per lalotta sociale (sono storieche quelle di Machno e di Durruti).Ma non si tratta però di dimenticare la lotta contro il militarismo abituale: spirito di corpo, tendenza alla formazione di uno Stato nello Stato, in solente parassitismo, prevalenza del militare sul civile, smaccate simpatia nazifasciste, eccetera.

Nel 1866, in Francia viene creata una lega degli antipatrioti, in opposizione alla famosa lega dei patrioti, sciovinista e revisionista. Una lega antimilitarista, fondata su basi ideologiche più precise, sorge nel 1900, animata da anarchici ; questa lega partecipa quattro anni dopo all’organizzazione del congresso antimilitarista di Amsterdam. Da questo congresso nasce l’associazione internazionale antimilitarista (aia), in cui gli anarchisti hanno una parte di grande rilievo: il motto dell’aia é “né un uomo né un centesimo per il militarismo”. Sempre in Francia un procedimento penale contro l’aia viene iniziato a causa di un manifesto che incita i costretti a sparare contro i soldatacci gallonati che li comandavano invece che sul proletariato, come fece in Italia Augusto Masetti (Anarchista).

Nei paesi dove gli anarchisti hanno fatto propaganda antimilitarista i renitenti alla leva erano migliaia e i disertori decine di migliaia, ma questo i libri di storia non lo raccontano. Il dibattito in seno all’aia a proposito dell’azione da condurre verteva sul problema della diserzione che taluni, gli anarchici, consideravano la sola forma d’azione da incoraggiare, e che altri ancora volevano invece condannare favorendo la resistenza interna nell’esercito (ovviamente i soliti marxisti) cercando così di salvare l’istituzione militare democratizzandola un po’, per gli anarchicisti gli unici atteggiamenti possibili sono sempre stati la renitenza, la diserzione o al limite l’organizzazione rivoluzionaria clandestina nelle caserme (ovviamente oggi non essendoci quasi più la costrizione molte cose cambiano).

Nel periodo del primo macello mondiale il movimento anarchista cercò di replicare con l’organizzazione dello sciopero generale e dell’insurrezione ma le correnti “patriottardo scioviniste” (dove i socialisti brillavano con la loro posizione “né aderire né sabotare” compresi i futuri comunisti scissi nel 1921) travolsero gli eventi. Il sincero antimilitarismo non può che essere antistatalista perché gli eserciti non possono esistere senza Stati e gli Stati non possono esistere senza eserciti e questo gli anarchisti lo sanno o lo dovrebbero sapere, quindi bisogna fare attenzione con chi si cammina durante il proprio percorso, chi ha orecchie per intendere intenda.